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La zona umida di Fiume Morelli, situata negli spazi retrodunali del Parco, è caratterizzata dalla presenza di specchi d'acqua e da antiche costruzioni per la pratica della pesca. Il fiume ha una tipica forma a "L" e si snoda per 800 metri, alimentato nel suo percorso da numerose risorgive di notevole portata, dalle quali sgorga un'acqua leggermente salina e acidula, perché ha attraversato le cavità sotterranee di roccia calcarea.
Gli stagni di acqua dolce creati dal fiume nella zona umida sono stati utilizzati per l'itticoltura fin dalla fine dell'Ottocento, epoca a cui risale l'antico impianto utilizzato fino agli anni Ottanta e recuperato a partire dal 2009, con l'avvio di un'attività di acquacoltura certificata con metodo biologico. L'impianto è composto da un sistema di 7 bacini e 11 chiuse, che regolano il regime delle acque e controllano gli spostamenti spontanei dei pesci fra gli stagni e il mare. La peschiera, grande vasca circondata da alte mura perimetrali e dotata di un piccolo locale coperto destinato alla guardiania, serviva per contenere il pesce pescato nei bacini, che sarebbe stato venduto successivamente.
L'itticoltura effettuata secondo questi metodi tradizionali non consiste in un vero e proprio allevamento, ma piuttosto in un prelievo programmato di anguille e cefali dorati provenienti dal mare. La pesca viene eseguita soltanto a dicembre con l'impiego di nasse e tramagli; durante questo periodo il Parco organizza visite guidate per diffondere fra i visitatori la conoscenza della pesca sostenibile, occasione per l'educazione ambientale e alimentare.
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